martedì 26 maggio 2009

Relazione introduttiva - Convegno "Le megadiscariche di amianto: problematiche ed alternative"

CONVEGNO “Le megadiscariche di amianto: problematiche ed alternative”
Soresina – 21 maggio 2009 – Sala del Podestà

Relazione introduttiva
Mariella Megna – Cittadini contro l’amianto

Dopo tutte le iniziative e le mobilitazioni sul territorio che abbiamo organizzato contro le megadiscariche di amianto di Cappella Cantone e Cingia de’ Botti (i convegni di San Bassano e Castelleone nel 2008 e le manifestazioni di Corte Madama e Cingia de’ Botti il 21 marzo 2009) pensiamo che il passaggio successivo per proseguire la lotta non possa che essere un momento di riflessione ed approfondimento tecnico.
Non ribadisco in questa sede tutte le motivazioni che ci portano ad essere decisamente contrari alle megadiscariche di amianto, e per gli approfondimenti rimando alla lettura del nostro giornalino che abbiamo già diffuso capillarmente sul territorio e che trovate nella cartella degli atti del convegno.
In questi mesi abbiamo già raggiunto degli importanti risultati, ma vogliamo ancor di più. Se non ci fossero state le mobilitazioni a tutti i livelli degli ultimi mesi la Regione Lombardia avrebbe già approvato i progetti, ma non basta. La Regione Lombardia deve dire definitivamente NO alle discariche di amianto a Cappella Cantone e Cingia de’ Botti. E per questo abbiamo bisogno del coinvolgimento, della sensibilizzazione e dell’aiuto di tutti i cittadini.
L’obiettivo della Regione Lombardia è quello di aprire comunque le discariche in provincia di Cremona, a prescindere dai pareri contrari e dalle condizioni ambientali sfavorevoli e pericolose; perché anziché la salute si privilegiano la rendita ed il profitto di pochi.
Riusciremo ad impedirglielo, però, solo se i lavoratori ed i cittadini del territorio, in misura sempre più ampia, diventeranno parte attiva nel contrastare questi pericolosi progetti.
Non basta che la popolazione della zona dimostri fiducia nell’operato del comitato o che deleghi ai sindaci e ai politici locali la battaglia.
I cittadini sono e devono essere gli attori principali di questa vicenda perché sono i portatori degli unici interessi importanti, quelli della tutela della propria salute e proprio per questo non devono delegare più a nessuno la difesa della propria salute e del proprio territorio perché la tutela dei nostri interessi passa da noi stessi.
Insisto su questo perché la nostra lotta non è che all’inizio. Ci sono in gioco interessi milionari e gli attori di questa vicenda, ditte Fratelli Testa e Vitalba insieme con gli assessori regionali Buscemi e Rossoni, non sono certo disposti a cedere.
Le nostre mobilitazioni hanno provocato molti disagi a questi individui tant’è che sono stati costretti a scatenare una campagna di “inquinamento informativo” con articoli sul Corsera, lanci dell’agenzia ADNKronos e servizi sul tg regionale. Si denunciava che solo il 5% dei rifiuti di amianto era stato smaltito e che per raggiungere l’obiettivo prefissato di amianto zero per il 2015 era necessario fare le discariche per il bene dei cittadini, ma questi ultimi dovevano superare le paure istintive e la sindrome di NIMBY (not in my backyard – non nel mio giardino).
Chiaramente respingiamo queste accuse inconsistenti e strumentali.
Stiamo facendo un’ analisi seria della situazione, valutando la questione dal punto di vista tecnico-scientifico-giuridico e quello che emerge è che il problema delle megadiscariche è frutto di una politica irresponsabile e fuori dalle regole.
Il problema non è l’opposizione dei cittadini alle megadiscariche, ma l’operato di alcuni politici affaristi, incapaci e senza scrupoli.
E questo non è purtroppo un problema cremonese e lombardo, come dimostrano le testimonianze che abbiamo portato in questo convegno dei comitati di Paese (TV), Roverchiara (VR) e Ragusa.

Con questo convegno vogliamo riaffermare che:
1) le megadiscariche di amianto sono pericolose perché diventano a loro volta dei siti da bonificare;
2) lo smaltimento in discarica non é un'operazione priva di rischi;
3) lo Stato e le Regioni sono in grave ritardo circa l'attuazione di impianti alternativi alle discariche;
4) la bonifica e lo smaltimento dell’amianto sono emergenza nazionale (i rifiuti di amianto sono secondi ai rifiuti urbani per volume e primi per quantità tra i rifiuti tossico-nocivi) ma non si investono ancora soldi sufficienti per arrivare a smaltire tutti i 2 miliardi e mezzo di metri quadri di coperture di eternit che si calcola esistano in Italia. E’ un problema altamente sottovalutato da tutte le istituzioni a tutti i livelli, e per ora costituisce solo l'ennesima fonte di arricchimento per pochi privati. E' il solito ritornello: profitto per pochi a scapito della salute di molti;
5) é necessario bloccare l'iniziativa dei privati modificando la normativa e prevedendo una pianificazione e programmazione territoriale senza imposizioni dall’alto e in modo che gli interessi privati non prevalgano su quelli pubblici;
6) la Regione Lombardia è in grave ritardo rispetto agli impegni prefissati nel Piano Regionale Amianto. Accenno solo al fatto che non ha nemmeno completato il censimento e la mappatura dei siti da bonificare e che non ha completato il finanziamento del Piano. Gravissimi ritardi e mancanze in una regione che ha il triste primato in Italia di morti per mesotelioma pleurico (300 casi su 1000), in una regione che vuole sprecare milioni di euro per l’EXPO 2015 ma che nella sola Milano su 1513 strutture pubbliche e private censite risultano bonificate solo 39.

Per ultimo dichiariamo che se la Regione Lombardia dovesse insistere nei suoi progetti, ormai da tutti contrastati e contestati, noi proseguiremo con le mobilitazioni e faremo in modo di coinvolgere a livello nazionale i lavoratori che sono stati esposti all’amianto in questi anni e i cittadini con l’obiettivo di occupare l’area dei Fratelli Testa a Cappella Cantone per impedire la realizzazione della megadiscarica.
Le nostre mobilitazioni, come sempre, saranno rigorosamente intrecciate con l’iniziativa istituzionale, che in questo caso prevede il ricorso al TAR, indipendentemente dalla disponibilità o meno della nuova amministrazione provinciale.

E per quanto riguarda la vicenda dell’ex INAR di Romanengo stiamo cercando di approfondire la questione partendo da un principio che per noi è imprescindibile, la salute non si contratta né si compra. E’ necessario arrivare ad individuare le responsabilità di chi ha provocato, per omissioni e negligenza, la malattia e la morte di decine di lavoratori, familiari e cittadini che vivevano e lavoravano vicino a questa fabbrica. Non si può tollerare o dimenticare tutto questo.
C’è ancora troppa impassibilità ed indifferenza verso i danni causati dalla fibra killer e ancora troppa indulgenza verso le inadempienze per la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.

Mariella Megna

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