martedì 3 agosto 2010

La discarica di amianto a Cappella Cantone (CR) e l'intreccio tra malaffare e politica in Lombardia

LA DISCARICA NON S’HA DA FARE! La partita sulla discarica non è chiusa! Vergognoso e arrogante atteggiamento della giunta regionale e del sindaco Tadi.LE AMBIGUITA’ INQUIETANTI DEI NUOVI PROPRIETARI DEL SITO DI RETORTO. LA MOBILITAZIONE A TUTTI I LIVELLI CONTINUERA’!

Vediamo in sintesi a che punto siamo e che cosa occorre continuare a fare.

1) La conferenza dei servizi per ottenere l’AIA (autorizzazione integrata ambientale), un altro dei passaggio autorizzativi per la discarica, si è svolta con modalità dai risvolti poco chiari in ordine a tempi e trasparenza.
I sindaci contrari alla discarica chiedono un rinvio per poter esaminare le integrazioni tecniche presentate dalla ditta proponente (che a tal scopo aveva chiesto ed ottenuto un rinvio di 30 giorni lo scorso 17 giugno) poiché hanno avuto solo due giorni di tempo per esaminarle. Per inciso: tale riunione era presieduta da tal Roberto Cerretti, megafono docile della giunta Formigoni che già si era messo in mostra per la sua ignoranza (nel senso latino del termine) del problema in altre occasioni come, ad esempio, il seminario di Brescia sullo smaltimento dell’amianto.

2) La Regione rifiuta il rinvio e i sindaci abbandonano la riunione. La Regione continua l’incontro con la sola presenza, tra gli enti interessati, di Tadi, sindaco di Cappella Cantone (che prima o poi dovrà rendere conto ai cittadini del suo comportamento), e di Pinotti, assessore all’ambiente della provincia di Cremona, e redige un documento tecnico, in merito al quale si potranno presentare osservazioni entro 30 giorni, e non sospende, invece, la seduta come sarebbe stato logico se non ci fosse tanta insolita fretta, che si spiega solo con gli enormi interessi che stanno attorno alla realizzazione della discarica.

3) Dal rapporto Ecomafia redatto da Legambiente la provincia di Cremona si colloca al terzo posto dopo Pavia e Brescia per infrazioni accertate nella filiera dei rifiuti in Lombardia e la Lombardia è tra le primissime regioni per la presenza di soggetti che praticano una criminalità sistematica legata al traffico illecito di rifiuti e smaltimento irregolare. In questi mesi sono stati coinvolti funzionari pubblici e politici collusi che favoriscono per interessi economici le attività illecite e addetti al controllo che “chiudono un occhio” o avvisano per tempo i controllati.

Ricordiamo che Massimo Ponzoni, assessore all’ambiente (delega da cui dipendono le bonifiche delle aree inquinate) della giunta Formigoni nella scorsa legislatura, è stato raggiunto da un avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta per il crac di una sua azienda, l’immobiliare Pellicano. Nell’immobiliare Ponzoni aveva come soci Buscemi, altro assessore della giunta Formigoni, Pozzi e Gariboldi (ex assessore provinciale a Pavia, moglie del deputato e vicecoordinatore nazionale del Pdl Giancarlo Abelli, ha patteggiato una pena di 2 anni per riciclaggio, dopo essere stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo delle bonifiche di Giuseppe Grossi. La Regione Lombardia aveva affidato a Grossi la bonifica del quartiere Santa Giulia, un’area di 1,2 milioni di metri quadrati, che ora è sotto sequestro per inquinamento delle falde acquifere ). Nel luglio 2009 i tre escono. Nel gennaio 2010, il fallimento. Dalle casse della società scompaiono 200 mila euro. Accusato di averli fatti sparire, emettendo fatture false, è Ponzoni, aiutato dalla sua ex moglie, dal cognato Argentino Cocozza e dal commercialista Sergio Pennati. C’era una banca pronta (prima che arrivassero i magistrati) a salvare la Pellicano dal fallimento: il Credito bergamasco, Istituto che aveva nel consiglio d’amministrazione Giuseppe Grossi, il “re delle bonifiche”.
Nell’ambito dell’inchiesta “Star Wars” nell’agosto 2008 viene arrestato Fortunato Stellittano del clan Iamonte-Moscato con l’accusa di traffico illegale di rifiuti speciali e tossici. L’uomo dei clan sversava e ricopriva veleni come piombo, cromo e idrocarburi pesanti in alcune cave della Brianza: a Seregno, a Briosco, a Desio. Ancora Desio, dove Stellittano aveva comprato un terreno, in via Molinara. A venderglielo il figlio di Domenico Cannarozzo, “capo dell’omonima famiglia legata al clan gelese di Salvatore Iaculano”, dice un report dei carabinieri. Acquirente e venditore parlano tra loro, intercettati. Discutono anche dei loro “agganci politici”. L’area di via Molinara viene infatti sequestrata dalla Polizia provinciale il 21 marzo 2008. Il giorno dopo, Cannarozzo esprime tutta la sua preoccupazione: “Hanno sequestrato il terreno e adesso vogliono fare la bonifica”. Stellittano lo tranquillizza: “Adesso noi la bonifica, per quello che abbiamo buttato, da martedì iniziamo a farla”. Come fa ad esser così sicuro? “Martedì vado a trovare Massimo e mi faccio fare lo svincolo, che è l’assessore all’ambiente, ed è a posto. Poi, se vogliono che bonifichiamo anche sotto, ancora meglio” …

Per questo è necessario tenere alta l’attenzione per evitare che a Cappella Cantone si realizzino intrecci criminali tra malaffare e politica.

4) Dopo tre anni di continui rinvii dovuti principalmente alla mobilitazione dei cittadini che, di fatto, “hanno costretto” le istituzioni interessate a fare ricorso al TAR, è mutata la proprietà del terreno dove dovrebbe sorgere la discarica.
Dal 27 maggio 2010 la Locatelli Gabriele spa, già socio di minoranza della Cavenord, con sede sempre a Bergamo, ha acquisito il 100 per cento delle quote.
Questa “novità” non è per niente rassicurante e non fa che alimentare il livello di allerta ed aggravare i risvolti poco chiari di tutta la vicenda.


La Locatelli è stata protagonista dell’annosa vicenda legata al piano cave di Bergamo e del conflitto di interessi dell’assessore regionale Marco Lionello Pagnoncelli. Quest’ultimo è stato procuratore speciale e direttore tecnico della SPI srl che era in società al 50% con il Gruppo Locatelli. Pagnoncelli è stato fino al 1999 socio della Locatelli anche in “Bergamo pulita” e fino al 2006 in Verdelido srl (SPI 50%, Pier Luca locatelli 25% e Claudina Leidi 25%), fino al 2000 è amministratore unico di Verdelido poi cede la carica al fratello. Nel 2000 anche la Lega presenta un ordine del giorno in consiglio comunale a Bergamo per chiedere la revoca di Pagnoncelli, allora assessore comunale alla mobilità, sempre per presunti conflitti di interesse in alcuni appalti.
La giunta regionale licenzia il piano cave nel dicembre 2005. Pagnoncelli era allora assessore all’artigianato ma presiedeva il Tavolo Territoriale di Bergamo su delega di Formigoni.
Pagnoncelli diventa assessore all’ambiente il 7 luglio 2006 e in quella data la SPI srl è ancora in società con Locatelli in Verdelido srl sin dal 1975 e in SPILO dal 25 gennaio 2006. Di quest’ultima società la famiglia Pagnoncelli cederà le proprie quote solo il 4 ottobre 2007. A quel punto il piano cave è stato licenziato anche dalla commissione ambiente il 31 luglio 2007. Per oltre un anno l’assessore all’ambiente Pagnoncelli è stato assessore alla partita delle cave e contemporaneamente procuratore speciale dell’azienda di famiglia SPI in società con il gruppo Locatelli, società di escavazione e costruzione tra quelle maggiormente beneficiate.
Il Piano Cave approvato in commissione ambiente nel luglio 2007 assegnava al gruppo Locatelli, direttamente o tramite società partecipate, il diritto a scavare 5,8 milioni di metri cubi più 3,5 milioni di riserve su un totale di 57 milioni di metri cubi. Un metro cubo vale circa 10 euro e posizionarsi bene nel piano cave serve anche a poter concorrere per le future grandi opere lombarde.

Le pressanti denunce mosse dal consigliere dei Verdi Saponaro fecero scoppiare un tale scandalo che Formigoni stesso impose il ritorno del piano cave di Bergamo in commissione e fece un minirimpasto estivo a fine luglio 2008. Ponzoni diventò assessore all’ambiente al posto di Pagnoncelli e quest’ultimo fu nominato sottosegretario ai rapporti con enti locali e rappresentanze socio-economiche.
Tutto questo però non impedì a Formigoni di candidare ancora Pagnoncelli alle regionali 2010. Attualmente Pagnoncelli è consigliere regionale con delega agli Enti Locali e consigliere di amministrazione della Sea, la società di gestione degli aeroporti milanesi.

Altri risvolti ancora più inquietanti sono legati al gruppo Locatelli

Il comune di Bellusco (MB) ha aperto un contenzioso nell’aprile 2004 con la Locatelli Gabriele spa dato che nel corso dell’esecuzione dell’intervento di un’opera pubblica l’area di cantiere era stata interessata da attività di interramento abusivo di rifiuti pericolosi. Il comune sostiene che l’interramento abusivo dei rifiuti nell’area cantiere è avvenuto per negligenza della ditta Locatelli, non avendo questa ottemperato l’obbligo di custodia diurna e notturna del cantiere, previsto dal capitolato speciale di appalto. Inoltre per le attività delittuose poste in essere nel cantiere in questione é stato imputato un dipendente della ditta Lovati, subappaltatore di Locatelli.

La Locatelli , in associazione temporanea di impresa con Salini Locatelli, Cotea Costruzioni e Castelli Lavori, vince l’appalto per lavori sulla statale del passo dello Stelvio. Tra le ditte in subappalto figura la Perego General Contractor srl.
A proposito di quest’opera vengono intercettate conversazioni intercorse nel febbraio 2009 tra due esponenti della n’drangheta (riportate dal quotidiano La Provincia di Sondrio il 15 luglio 2010) di cui uno risulta garante della Perego.
La Perego General Contractor srl, tra le più importanti imprese lombarde del movimento terra, ora fallita, era finita nelle mani della n’drangheta. Questa impresa si è occupata oltre che della superstrada in Valtellina anche di City Life, del nuovo centro congressi Portello-Fiera Milano, dell’ampliamento della strada statale Paullese, del nuovo ospedale Sant’Anna di Como, della Pedemontana e della Bre Be Mi.
Dagli ultimi accertamenti risulta che sotto il nuovo ospedale S. Anna di Como vi siano 2mila tonnellate di rifiuti tossici tra cui l’amianto.
Il proprietario della Perego strade, Ivan Perego, insieme agli amministratori dell’azienda Salvatore Strangio e Andrea Pavone sono stati arrestati nel luglio 2010. L’accusa per Perego è di aver favorito l’ingresso nella sua società del boss calabrese Strangio.
Dal quotidiano La Provincia di Cremona del 14 luglio 2010: “Nell’ordinanza del gip Gennari, (che ha firmato gli arresti per l’operazione Tenacia), spunta la figura di Antonio Oliviero ex assessore provinciale milanese della giunta Penati, indagato per corruzione e bancarotta della Perego General Contractor...vera e propria cassaforte del boss Strangio. Nel provvedimento, poi, spuntano anche i nomi di Massimo Ponzoni (Pdl) rieletto consigliere regionale, Emilio Santomauro e Guido Nardini….Il gip fa poi anche riferimento all’acquisizione di una cava ( e delle relative autorizzazioni non ancora in possesso di Perego) nel Cremonese da utilizzare per la movimentazione terra necessaria in relazione ai lavori … per la Paullese”

La Locatelli prende in subappalto dalla Delieto, appaltatrice in nome e per conto di Italferr, lavori per l’alta velocità ferroviaria e a sua volta subappalta i lavori di sbancamento alla P&P controllata dal clan Paparo.
La Locatelli, secondo la legge antimafia, non potrebbe fare un subappalto per più del 2 per cento dei lavori e invece lo fa.
Per eludere i controlli delle Ferrovie dello Stato che pretendono il rispetto delle norme antimafia il geometra Nicola Scipione della Locatelli “farà figurare un semplice contratto di nolo a caldo che sarà retrodatato” (scrive il gip); da una conversazione telefonica intercettata tra Scipione e Romualdo Paparo “ sui camion delle P&P – dice Scipione – sai che fai schiaffaci due targhette Locatelli” . E il gioco è fatto. Analoghi sistemi erano stati realizzati in relazione ai lavori sull’autostrada A4.
Da http://espresso.repubblica.it di Paolo Biondani e Mario Portanova pubblicato il 25 aprile 2009
“Il pm Mario Venditti aveva chiesto il carcere anche per il manager della Locatelli. Il gip Caterina Interlandi lo ha negato con questa illuminante motivazione: l’impresa lombarda falsifica le carte “non per favorire il clan, ma per tutelare se stessa e continuare a lavorare in nero”. Quanto al manager, ha “innegabilmente” aiutato i Paparo a “eludere le norme antimafia”, ma questa “è solo una contravvenzione per cui l’attuale legge non consente l’arresto”.

5) La giunta regionale, con i suoi dirigenti subordinati ad essa, ed il sindaco Tadi dovranno prima o poi rispondere del loro operato, contrario agli interessi dei cittadini dell’area interessata, e delle loro menzogne e manipolazioni.
La giunta regionale sta cercando di approvare una discarica in un sito inidoneo e nocivo incurante del fatto che tutti i progetti finora presentati in Lombardia per smaltire l’amianto sono ubicati in siti inidonei e nocivi.
Il vero problema è che non si è ancora iniziato a smaltire l’enorme quantitativo di rifiuti di amianto presente sul territorio lombardo. La soluzione non è autorizzare discariche a tutti i costi, ma iniziare a fare una programmazione seria senza lasciare l’iniziativa ai privati e prendendo in considerazione, non solo a parole, l’alternativa all’interramento del rifiuto in discarica, e cioè gli impianti di inertizzazione.
Per quanto riguarda Tadi pochi giorni fa ha dichiarato alla stampa che l’alternativa della vetrificazione non esiste o quanto meno è molto difficile. E’ evidente che il sindaco di Cappella Cantone sostiene una menzogna perché è preso da altri interessi, non ha seguito i convegni e i seminari che si sono succeduti e che hanno dimostrato esattamente il contrario, così come abbiamo sostenuto noi e i residenti della zona. Tadi, lo ribadiamo, se ne deve andare.

6) Gli allagamenti che si sono verificati a giugno sull’area di Retorto, e che noi abbiamo documentato inviando anche numerose foto agli organi di stampa, dimostrano che l’area NON è idonea e che chi si ostina a voler realizzare lì la discarica si renderà complice di un “atto criminale” per disastro ambientale e di questo ne dovranno rispondere.

7) La Magistratura dovrà prima o poi esaminare il nostro esposto, presentato il 10 novembre 2009 per salvaguardare la salute e l’incolumità pubblica, che ha come fondamento il principio di precauzione e le norme costituzionali che impongono il pieno rispetto e la preservazione dell’ambiente, esso stesso valore costituzionale, ed impongono un’anticipazione della tutela, prima della lesione del bene protetto.

8) Non è affatto vero, come sostengono alcuni politici, che ormai la realizzazione della discarica è inevitabile. L’ultima parola sarà dei cittadini che a fine mese riprenderanno iniziative e mobilitazioni per impedire nei fatti che si compia un crimine contro la popolazione locale. Inoltre ricordiamo, sul piano istituzionale, che il TAR di Brescia si dovrà pronunciare in autunno e che lo stesso TAR di Brescia ha già dato ragione ai comitati di Brescia e per ben due volte al comune di Travagliato bloccando i progetti di discariche di amianto in questione.

Cittadini contro l’amianto

Nessun commento: